Ultimamente le cure alla mamma non ci hanno dato molte possibilità di viaggiare, ma approfittando di un mese di sollievo con un ricovero temporaneo in una casa di riposo, ci organizziamo io e Cri per un last minute. Col cambio dell’ ora terminano tutti i voli delle low cost per quasi tutte le località classiche di villeggiatura. Becchiamo l’ultimo volo per Rodi. Atterriamo in notturna, Pandina a noleggio e via verso la costa orientale. Nel buio non si nota nulla, riusciamo a Giungere all’ hotel prima della chiusura del ristorante a la carte, mentre quello per le mezze pensioni è già chiuso. Nel tentativo di raggiungerlo, ci perdiamo nei meandri dell’ hotel e sbuchiamo in una cucina dove gli addetti stanno facendo una sosta, abbiamo sbagliato! Passiamo attraverso le cucine come nei film polizieschi dove si lanciano coltelli e pistolettate passando davanti alla faccia incredula di cuochi di varie nazionalità arrivando in una sala, che si affaccia sul mare Egeo, accolti da impettiti e palestrati camerieri. La cena è romantica, nonostante il nostro abbigliamento con pantaloni e scarponi da montagna; al mare? Certo! Se vuoi fare escursioni devi metterli sui piedi in aereo altrimenti, il peso e l’ingombro, potrebbero superare il consentito. Sullo sfondo una ragazza al pianoforte intona canzoni immortali da Elton John, ai Beatles. Resto affascinato da una stella cadente che solca il cielo per spegnersi prima di toccare il mare, o forse lo ha toccato spegnendosi, non mi è chiaro, in ogni caso troppo veloce per capire o per esprimere un desiderio.
Giungere a Rodi nei giorni della festa nazionale del NO, per un italiano non è proprio il massimo, è la stessa sensazione che può provare un tedesco a pranzare a Marzabotto il 25 aprile. Ma ce la possiamo fare, anche se viene spontaneo chiedersi se anche qui a Rodi ci sia il medesimo sentimento, oppure anche molto di più visto che, dal 1912 fino al 1947, questo fu territorio italiano. Siamo a Kallithea, poco più a sud di Rodi città, nella zona turistica orientale più riparata dal vento. Mi stupisce l’architettura dei resort che si susseguono lungo la costa, di ispirazione classica greca, ma che finiscono per avere un aspetto di un EUR che, a mio parere, sembrano più palazzi di regime del periodo dei colonnelli. Il primo giorno, confermiamo la nostra formula vacanza, mezza giornata stile Cri, mezza giornata stile Paolo. Mattinata in piscina a prendere il sole, tra musica a tutto volume dell’acquagym e lo scroscio delle bocche che ciclicamente ricambiavano l’acqua della piscina. Temperatura fantastica per prendere il sole senza sofferenza né sudore. All’una direzione piccolo pranzo in un locale pieno di pavoni, sopra l’Antony Quin bay dove, durante la lavorazione del film i Cannoni di Navarrone, il famoso attore sognava di poterla acquistare per farne il suo luogo esclusivo di villeggiatura. Non ci riuscí trasformandola così, con la fama che da questo ne derivò, in un luogo sicuramente non economico.
La meta della “mia” mezza giornata è Lindos con la sua Acropoli. Per fortuna siamo completamente fuori stagione, ma già così, trovare un parcheggio è una impresa nonostante i 7 euro.
Lindos, appoggiata su di una collina che declina verso il mare è, come può ricordare il nome, ma non si dirvi se in greco voglia dire questo, dominata dal colore bianco delle sue case. Caratteristiche viuzze, adatte solo al transito di asini, risalgono la collina dell’acropoli, tra un susseguirsi di piccoli negozi di souvenir, gelaterie, e abbigliamento, che per l’esposizione delle loro merci, riducono ulteriormente l’ampiezza dei vicoli.
L’ altro aspetto interessante da notare sono gli ingressi delle abitazioni , con i loro portoncini in legno decorati ma soprattutto con le soglie, piccoli mosaici di sassi rotondi di mare, che sembrano degli zerbini in bianco e nero con disegni stilizzati di pesci o simboli grafici. La salita si fa sentire nel respiro affannoso di chi è fuori forma e immaginiamo quale possa essere la sofferenza di chi salga qui in luglio o agosto. Entrati, in cima alla scala di accesso, vi è un rilievo raffigurante una nave sulla quale poggiava la statua dell’ammiraglio Agesandro di Mikion, opera di Pitocrito, l’artista che realizzò la Nike di Samotracia esposta al Louvre.
Un’ulteriore scalinata ci porta verso la prima spianata dove si entra nel recinto costituito dalle mura erette dai Cavalieri di San Giovanni nel XIV secolo, con la chiesa bizantina di San Giovanni.
Sulla spianata della cima, una serie di colonne, che appaiono subito come ricostruzioni moderne inglobando dei pezzi originali del IV secolo a.C. , si stagliano sullo sfondo di un mare blù cobalto e dominano la baia di San Paolo 170 metri più sotto. Una vasta opera di ricostruzione, a volte discutibile, sia nei reperti ellenistici, sia in quelli medievali, è stata eseguita dagli italiani tra gli anni 1936 e 1940 e sono ben visibili nella vicinanza con gli originali. Viene anche da pensare che, per i mezzi dell’epoca, forse era il massimo che si potesse ottenere, e indispensabili prima che tutto fosse andato irrimediabilmente perduto. Tramonto emozionante con il cielo che si riempiva di striature rosa e viola, sfondo ideale per delle foto alle colonne del tempio dorico di Atena Lindia.
La discesa, più semplice della salita, ci fa notare che Lindos è piena di gatti, che probabilmente per la fatica, nella salita non avevamo notato. Sono abituati ai turisti e sanno come fare per impietosirli allo scopo di estorcere loro qualcosa da mangiare insieme va male almeno una carezza.